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VALERIO ROSSI ALBERTINI: “Adoro chi riesce a mantenere un pensiero laterale“

9 Mar, 2022 | Interviste


Valerio Rossi Albertini è un fisico e accademico italiano, specializzato in nanotecnologie e energie rinnovabili. E’ un divulgatore scientifico e rappresenta il CNR in televisione e per gli organi di stampa, è infatti spesso presente in numerose trasmissioni televisive. Potete leggere la sua biografia completa qui.

Su quale problema ambientale dovremmo maggiormente focalizzarci secondo te?

“I cambiamenti climatici sono il combinato disposto di tanti fattori concomitanti. Un unico processo come l’innalzamento della temperatura è provocato da tante cause diverse: quando accendiamo il riscaldamento, circoliamo con la macchina, o quando non facciamo attenzione ai prodotti che acquistiamo, stiamo contribuendo all’immissione di gas serra in atmosfera, che comporta l’alterazione climatica“. 

Cosa può contrastare questo fenomeno?

 “Piantare alberi attenuano gli effetti delle emissioni, ma non basta. Occorre fermare la deforestazione. La deforestazione sistematica del sud est asiatico e dell’Amazzonia, per esempio, riduce drasticamente la possibilità di mitigare l’alterazione di climatica del pianeta

Amazzonia deforestazione intensiva distruttiva

Secondo te qualcosa sta cambiando in positivo?

“Ne sono convinto. L’informazione e il contrasto collettivo sono processi innescati che possono far regredire tutto questo. Il tempo di latenza tra quando smetteremo di immettere gas serra e quando vedremo effetti benefici sarà molto lungo, si parla di decine di anni. Più tardi cominciamo, più progrediscono alcune reazioni irreversibili, a cui non ci sarà più rimedio”. 

Cosa ti rende così positivo a riguardo?

“Ti racconto questo fatto. Tempo fa ho tenuto un TED Talk, che è ormai lo strumento di comunicazione e informazione scientifica di riferimento. L’argomento del mio talk erano le auto elettriche. Ecco, il mio TED è quello più visto della storia italiana, ha superato quello di Bonolis, che deteneva il primato. Io non posso certo rivaleggiare con la fama di Bonolis, quindi l’unica spiegazione è un attenzione crescente verso questi temi”.

E il cambiamento del parco auto che benefici apporterebbe?

Nelle grandi città favorirebbe noi stessi e la condizione generale climatica, perché l’emissione di gas serra diminuirebbe. L’auto elettrica tocca molti aspetti, perché richiede elettricità. Se aumentassimo il numero di macchine elettriche caricate con fotovoltaico, ecco che ci sarebbe meno richiesta di elettricità tradizionale e si scatenerebbe una conversione necessaria. Non tutti sanno che esiste la priorità di dispacciamento: è vietato immettere nelle rete elettricità energia prodotta in modo convenzionale (da centrali elettriche termiche), finché si è utilizzato fino all’ultimo watt prodotto da fonti rinnovabili. L’auto elettrica non è un vezzo ma l’ultimo stadio di una filiera, quella dell’igiene energetica: produrre energia in forma pulita e la utilizzarla in maniera altrettanto pulita”.

L’energia è un fattore centrale a quanto pare.

“Noi abbiamo bisogno di energia, è un dato di fatto, non dipende da noi perché siamo cattivi, esistono un principi di fisica e termodinamica che lo impongono. Per svolgere qualsiasi lavoro abbiamo bisogno di energia, ma c’è energia e energia. L’energia più usata al giorno d’oggi è quella termica, ma tutto quello che in passato si faceva bruciando, ora si può fare meglio con energia elettrica, che non altera gli equilibri ambientali se prodotta da fonte rinnovabile”.

Un esempio di cambiamento che potremmo adottare?

Per esempio io ho la pompa di calore a casa. Non produce calore, ma lo trasferisce: prende il calore dall’ esterno e lo porta dentro l’abitazione, cosa c’è di meglio? Il concetto è che il calore per il riscaldamento non deve più essere prodotto bruciando gas o legna, ma trasferendo il calore dall’esterno. Questo stesso concetto si può applicare a tutto, non c’è più alcun apparecchio che tradizionalmente si basava sulla combustione (motori, stufe, ecc.) che non possa essere sostituito da uno alimentato elettricamente. In passato ci poteva essere l’attenuante che queste tecnologie erano inaffidabili e dispendiose, ma ora non più, è solo una questione di volontà.

Hai degli accorgimenti pratici da consigliare?

“È vero che in una democrazia si vota con la scheda elettorale, ma in quel caso non hai la certezza che quello che viene promesso venga fatto. Ciascuno di noi può invece votare con il portafoglio, possiamo preferire alcuni prodotti rispetto ad altri, le scelte d’acquisto sono equiparabili ad un voto. E, in questo caso, produttori e commercianti si devono necessariamente adeguare alle nostre scelte”. 

Per esempio?

“Prendiamo ad esempio la campagna contro l’olio di palma. L’olio di palma di per sé non fa male, ma ha due contraddizioni. La prima è che sostituisce l’olio di oliva, il quale è molto salutare e benefico. Quindi, nel momento in cui induci la clientela ad acquistare prodotti con olio di oliva piuttosto che di palma, stai facendo una campagna di salute pubblica. Ma non solo, innesti un processo benefico anche per l’ambiente. Ci sono tanti documentari sulle foreste del sud est asiatico, dove c’erano gli oranghi, ormai in estinzione, e foreste millenarie, estese come dei continenti. Ora ci sono dei fazzoletti di foreste, perché sono state disboscate per piantare palme da olio. La produzione è aumentata fortemente nell’ultimo decennio perché l’acquisto di prodotti con questo ingrediente era elevato.” 

E la seconda contraddizione?

“Nel momento in cui si riduce la richiesta di olio di palma c’è la possibilità di riconversione del territorio. Io adoro chi riesce a mantenere un pensiero laterale, ci sono cose che tutti ripetono e poi invece c’è chi trova delle idee originali, che sono le più interessanti. Il flusso turistico si era interrotto nella foresta del Borneo, perché chiaramente nessuno è interessato a visitare l’appezzamento di palme da olio, mentre c’è molta gente che amerebbe fare un safari in quelle zone. Quelle terre ora si sono riconvertite ed è attualmente un successo. Bisogna trovare una possibilità alternativa se vuoi che la tua visione sia olistica e che tenga in considerazioni parametri ambientali. Questa è stata una campagna virtuosa e sta funzionando.” 

C’è un esempio simile che puoi citare, ma italiano?

“Certo, ti racconto questo. Io sono appassionato della Sardegna, faccio parti di molti comitati sardi. Sono molto legato a questa regione perché purtroppo è una terra depredata, pensa che il 60% delle servitù militari si trova lì: provano nuove armi per la guerra chimica, lasciano sostanze cancerogene nel terreno… L’economia sarda si basa ancora in maniera sostanziale sulle forme tradizionali, soprattutto la pastorizia, che ora però si deve adeguare a nuovi protocolli sanitari. Prima, ogni volta che una pecora si ammalava o cadeva in un fosso, la macellavano e la smaltivano. Ora non si può fare, hanno tutte un microchip, e se una pecora cade nel fosso bisogna chiamare l’autorità competente che la porta a cremare, e questo è un costo a carico del pastore, è rischio d’impresa. Dei ragazzi che si occupano di specie endemiche invece, hanno inventato una cosa geniale per trasformare in risorsa quello che sarebbe un aggravio economico. Quando una pecora cade nel fosso, ora il pastore chiama loro che la portano agli uccelli grifoni, i quali si nutrono di carcasse.” 

grifone Sardegna birdwatching capre

E da cosa traggono il loro guadagno?

“Semplice, con il birdwatching! Quando capita ai turisti di vedere i grifoni che si nutrono? I turisti impazziscono per vedere questo spettacolo straordinario. E’ pura economia circolare, non c’è spreco.”

Per quanto riguarda l’acquisto di prodotti consigli il Made in Italy o il cosiddetto km zero?

“Se nei banconi c’è un prodotto locale, perché non preferirlo? Vedi, qui a Roma ci sono delle acque sorgive sotterranee che venivano bevute dagli antichi romani, ci sono infatti delle condizioni favorevoli all’emissione di gas naturale che fanno sì che esca acqua effervescente. Poi però vai al ristorante e ti servono l’acqua delle montagne del Nord, tra l’altro oligominerale, che fa bene per chi sta male ma non per chi sta bene, poiché è povera di sali minerali. Questa è una follia ma dato che la logica che governa è il profitto…il legislatore dovrebbe intervenire in questi casi.” 

C’è qualche tradizione che ti piacerebbe recuperare del passato?

Dovremmo recuperare la saggezza antica. La civiltà contadina aveva una saggezza maturata darwinianamente, è vero che c’erano anche superstizioni, ma c’era tanta saggezza, una volta non si buttava nulla, finché non si consumava si teneva tutto. Con il vestito vecchio creavano un fazzoletto. Era pura economia circolare.” 

Un altro esempio?

“Una volta si mangiava solo frutta e verdura di stagione. Se ora vai al supermercato trovi tutte le primizie dell’orto, oppure provengono dall’estero e quindi sono tutto tranne che km zero. Vengono coltivate nelle serre, le quali hanno un costo esorbitante perché sono riscaldate con energia che viene sottratta ad altri scopi. Quindi c’è più utilizzo di carbone, di petrolio… ” 

Cosa consiglieresti quindi?

“Dovremmo riuscire a guardare le cose con più attenzione. I prodotti che consumiamo hanno una storia dietro di loro, c’è una filiera che nella maggior parte dei casi non è controllata, sostenibile o certificata. La prima operazione per il recupero ambientale è la consapevolezza, dobbiamo sapere cosa facciamo, ogni nostro gesto ha delle ripercussioni.” 

Sapere esattamente cosa decidere per essere il più sostenibile possibile non è facile, lo vedo lavorando su questo progetto. Tu cosa consigli?

“Ci sono due possibilità. Molto spesso siamo nella condizione di trovare un compromesso, per esempio eliminiamo la plastica ma produciamo la bioplastica. Dall’altra parte però, fortunatamente, ci sono dei casi in cui la nuova tecnologia risolve completamente il problema, come per esempio il vaccino. Quando saremo vaccinati il problema non esisterà più. Il vaiolo faceva più vittime di qualsiasi malattia della storia, ma ora è sradicato. Significa che ci sono molti problemi che possono essere risolti alla radice.” 

Per esempio?

“L’energia termonucleare. Il reattore termonucleare a fusine, che simula il comportamento delle stelle, può essere la soluzione energetica. Tra quarant’anni non ci sarà più il problema perché l’energia ce la darà l’acqua. Ti cito la famosa Preghiera della Serenità che trovo ci stia a pennello: «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza». Quando la soluzione non c’è possiamo trovare un compromesso.” 

Qual è il materiale che preferisci?

“Il legno. Io collaboro con Rilegno, il consorzio nazionale per il recupero del legno. I tre quarti del legno in Italia viene riciclato, è il materiale che viene riciclato più di qualsiasi altro e quello che non può essere riciclato viene bruciato. E’ molto importante il tasso di riciclabilità. Sai perché si ricicla bene il legno? Perché la filiera è controllata, il legno deve essere per forza smaltito. Se hai un armadio devi chiamare qualcuno che lo prenda e lo porti in discarica. Mentre per esempio un cestino di plastica potrebbe essere buttato ovunque.”