Teresa Agovino è un ingegnere ambientale, diventata in seguito consulente di turismo sostenibile.
La sua missione è quella di apportare un cambiamento positivo sull’ambiente e sulle popolazioni, e per questo ha deciso di dedicare la sua vita alla salvaguardia del Pianeta. Ha viaggiato in tantissimi posti lontani nel mondo, contribuendo anche alla potabilizzazione dell’acqua in Tanzania.
E’ stata in Perù, Laos, Thailandia, Ecuador, Jamaica e diversi altri Paesi lavorando con ONG, enti no profit ed associazioni locali. Ha così potuto vedere con i suoi occhi gli impatti negativi sull’ambiente che crea il turismo, così ha seguito una formazione internazionale in merito.
Da allora contribuisce a supportare gli enti turistici verso un percorso di sostenibilità ambientale, sociale ed economica seguendo standard internazionali certificati.
Teresa è inoltre molto attiva sul suo canale Instagram dove spiega un sacco di cose interessanti con parole semplici!
Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso professionale?
“Aver collaborato con le Nazioni Unite mi ha fatto riflettere sul fatto che volessi fare qualcosa di più rispetto a quello che già facevo. Ho voluto unire le competenze dell’ingegneria ambientale con le competenze e le necessità legate al turismo per generare un impatto positivo.”
Puoi descrivermi in cosa consiste il turismo sostenibile? Si tratta di turismo in tenda o simili?
“ No assolutamente, il turismo sostenibile è applicabile a qualsiasi tipologia di vacanza: a quella in un hotel 5 stelle lusso o a quella più avventurosa. Significa andare a rivalutare ogni aspetto del viaggio tenendo conto degli impatti generati.”
Come si possono individuare le strutture sostenibili per le proprie vacanze?
“Non ci sono database o piattaforme, è difficile per il consumatore. Io sto attualmente lavorando con la mia startup per creare un nuovo punto di riferimento che offra queste informazioni e spero sia presto accessibile a tutti.”
Un esempio di struttura sostenibile?
“Una struttura gestita dalla popolazione locale, che utilizza energia ricavata da fonti rinnovabili, che riduce l’utilizzo di plastica, che tratta bene i lavoratori…Non significa cambiare tipologia di viaggio, ma scegliere la giusta tipologia di operatori coinvolti.”
Qual è la cosa più sostenibile che ti è capitato di vedere?
“L’attenzione nei confronti della popolazione locale. Qualche anno fa quando stavo certificando un grande gruppo all’interno di un villaggio turistico, che di per sé non è la struttura più sostenibile a prescindere (data la formula all inclusive). Invece, devo dire che sebbene i consumi fossero elevati e sebbene le condizioni fossero quelle tipiche di un villaggio turistico, c’era un’attenzione particolare per la popolazione con visite mediche gratuite, momenti d’incontro…In una struttura molto simile di New York che ho certificato, ho potuto constatare un’attenzione inferiore verso la popolazione locale.”
Cosa non ti piace del turismo classico?
“Direi l’interazione con i bambini nei luoghi poveri del mondo. La forma di simil donazione che non viene fatta con male intenzioni, ma può creare dei danni ai bambini, perché loro possono entrare in un circolo vizioso di dipendenza, di schiavitù al turista. Il turista non può comprendere la realtà e compiere una scelta etica nei confronti della popolazione locale, c’è poca informazione su queste tematiche. Non è corretto dare i soldi ai bambini, ma agli insegnanti, che sanno chi ne ha bisogno e come gestire la donazione. L’elemosina stessa non è un bene, ci sono tante bambine che vengono truccate per chiedere i soldi.”
Che rapporto hai con la natura? Perché ti fa sentire viva?
“Per me è un ritorno alle origini e contribuisce al mio equilibro interiore, io sono attratta dai luoghi incontaminati.”
La tua vacanza ideale?
“Al mare, un periodo da trascorrere con la popolazione locale, una visita ai monumenti ma in una maniera non turistica.”