Bilott è un avvocato che ha cambiato la vita di milioni di persone, ed anche la nostra a nostra insaputa. Determinato, persistente e combattivo, ha intrapreso per anni una mega causa contro una delle aziende chimiche mondiali più potenti, la DuPont. Bilott ha infatti accusato di aver avvelenato terreni e acque con i Pfas, impiegati anche per produrre il Teflon, materiale utilizzato per molti usi, tra cui rivestire le padelle antiaderenti.
La DuPont ha riversato tra il 1951 e il 2003, quasi 7100 tonnellate di Pfas nei corsi d’acqua vicini il suo stabilimento di Washington Works, contaminando anche il fiume Ohio.
Cinquant’anni che hanno permesso a questa sostanza chimica di raggiungere gli oceani di tutto il mondo e i suoi abitanti. Si tratta di un composto inalterabile in grado di accumularsi giorno dopo giorno nel flusso sanguigno, senza possibilità di smaltimento da parte del corpo umano e animale.
L’utilizzo a livello industriale e la produzione di Pfas sta venendo progressivamente abbandonato dai gruppi chimici, ma tracce di questa sostanza sono ormai presenti nel sangue del 99% delle forme di vita presenti sulla Terra. Sono risultati contaminati anche orsi polari, leoni marini e pinguini.
Robert Bilott con Mark Ruffalo, regista e attivista ambientale che ha diretto il film Cattive Acque.
Bilott ha organizzato una class action dando vita a uno studio a cui parteciparono 70mila abitanti del West Virginia, che hanno donato il loro sangue per una serie di test. La ricerca costa alla DuPont 33 milioni di dollari, e l’elaborazione dei dati impiegherà sette anni.
Solo nel dicembre del 2011 arrivano i risultati, è evidente la correlazione tra il Pfas e l’insorgere di cancro ai reni e ai testicoli, disfunzioni della tiroide, picchi del colesterolo e ulcere intestinali.
La DuPont cerca di limitare i danni portando in tribunale uno alla volta gli oltre 3500 contenziosi intentati nei suoi confronti, tattica che le grandi lobby del tabacco hanno già utilizzato in passato: a un ritmo di quattro processi l’anno le cause dovrebbero esaurirsi nel 2890.
Dopo la vittoria di Bilott nei primi tre contenziosi e i risarcimenti milionari imposti alla DuPont, nel 2017 l’azienda chimica decide di accettare la class action guidata dall’avvocato e di accordarsi per una maxi multa di 671 milioni di dollari.
Come sei rimasto motivato durante tutti questi anni?
“Continuavo a pensare a Wilbur Tennant, il contadino del West Virginia che mi contattò per una strana moria del suo bestiame e da cui partì l’indagine, e alla sua convinzione che se le persone potessero vedere tutti i fatti, la verità avrebbe avuto la meglio”.
Dopo aver vissuto questa grande avventura, il tuo apprezzamento per la vita è cambiato?
“Penso di aver acquisito un più profondo apprezzamento per i punti di vista diversi dai miei, tendo ad essere meno reticente verso chi non la pensa come me e ad ascoltare anche chi prima non avrei ascoltato”.
Ora sei più attento a cosa compri e cosa usi? Come?
“Certo. Cerco di assicurarmi che quello che compro sia sano e sicuro, leggendo le etichette e cercando di comprendere cosa c’è effettivamente nei prodotti che consumiamo. Prima non ci facevo caso, ignoravo così tante cose…Ma ora sono consapevole di quanto sia importante difendere e preservare la mia salute, quella della mia famiglia e del maggior numero di persone possibili”.
Lo slogan di questo progetto è “Choose to matter”. Hai qualche consiglio in merito? Cosa significa per te?
“Ognuno di noi dovrebbe realizzare il fatto che ogni individuo ha il pieno potere di alzarsi, parlare e cambiare il mondo, e non presumere che qualcun altro lo farà al posto tuo”.
Per approfondimenti:
– Il film Cattive Acque
– Il documentario The Devil we know
– Il libro Exposure di Robert Bilott