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MARTINA CAPRIOTTI:  “La natura ci fa sentire parte di un sistema“

5 Mar, 2022 | Interviste

 Martina Capriotti è una biologa marina. Nata a San Benedetto del Tronto, vive attualmente a Groton, una piccola città nel Connecticut dove lavora come ricercatrice. Ha iniziato i suoi studi sull’inquinamento chimico marino ed ora si occupa di microplastiche.

Durante la sua esperienza universitaria ha vissuto per qualche mese in Norvegia per analizzare gli effetti molecolari di alcuni contaminanti sul salmone atlantico. Ha inoltre conseguito un dottorato di ricerca in Scienze della Vita e della Salute presso l’Università di Camerino.

E’ una National Geographic Explorer, nel 2018 ha infatti ricevuto la borsa di studio da National Geographic e Sky Ocean Rescue, per supportare la sua ricerca sulle microplastiche e i contaminanti chimici nel Mare Adriatico. Fa inoltre parte della Federazione Italiana Salvamento Acquatico.  Le microplastiche sono delle piccole particelle di materiale plastico, generalmente più piccole di un millimetro, molto usate nel settore cosmetico, e in altri svariati settori.

Martina Capriotti microplastiche

Tu ti occupi di microplastiche, ma perché la plastica è così dannosa? 

“Ci sono vari aspetti legati alla pericolosità della plastica in mare. Uno di questi è l’aspetto chimico. I polimeri usati per produrre la plastica sono molecole che forse non destano troppa preoccupazione. Ciò che invece fa riflettere sono altre molecole che vengono usate come additivi della plastica, per vari scopi: renderla più flessibile, facilmente lavorabile, più resistente all’azione dei raggi UV e alla degradazione, o semplicemente per colorarla. Esistono anche contaminanti chimici, che si trovano in mare, che si accumulano sulla superficie delle microplastiche. Infatti, questi contaminanti sono molecole idrofobiche, ossia hanno una bassissima affinità per l’acqua, quindi preferiscono legarsi a particolari superfici (come la plastica appunto) o accumularsi in sostanze lipidiche (grasse)“.

Perché si trovano nel mare e quali hai studiato?

“Tali sostante tossiche possono arrivare in mare attraverso varie origini, come scarichi urbani ed industriali, attività estrattive in mare, apporto dei fiumi, ma anche attraverso la deposizione atmosferica (cioè inquinanti che sono nell’aria e che si depositano sulla superficie dell’acqua entrando così nel comparto marino, o derivare dai rifiuti.
Alcuni gruppi di tale molecole, che ho studiato, sono anche definiti interferenti endocrini. Si chiamano così perché possono interferire con il sistema ormonale”.

Perché interferiscono proprio con il sistema ormonale?

“Gli interferenti endocrini possono disturbare l’equilibrio ormonale in vari modi, ad esempio bloccando, attivando o addirittura modificando alcune informazioni che gli ormoni trasportano. Molti interferenti endocrini hanno la capacità di mimare gli ormoni, perché hanno una struttura chimica molto simile. Questo vale sia per l’uomo ma anche per molti animali aquatici. Quando entrano nell’organismo, tali molecole possono legarsi a dei recettori che normalmente si legano agli ormoni naturalmente prodotti. In altre parole, è come se questi inquinanti agissero al posto degli ormoni. Infatti a me piace definirli “impostori molecolari”. 

E cosa provoca questo?

“Il sistema ormonale è fondamentale per il corretto funzionamento dell’organismo e quindi per stare in salute. Subire un’interferenza da tali inquinanti, può comportare un aumento o una riduzione della normale risposta ormonale, con conseguenze negative a vari livelli es. sullo sviluppo infantile o puberale, o provocando infertilità o promuovendo alcune forme di cancro o influenzando il sistema immunitario o il metabolismo”.

microplastica cosmetici

Anche i pesticidi sono interferenti endocrini?

“Sì. Alcuni di questi contaminanti sono nei pesticidi, quindi usati sulla terraferma, e che finiscono poi in mare. Forse ti starai chiedendo come siamo passati dalle microplastiche ai pesticidi. Come spiegato in precedenza, le microplastiche contengono al loro interno additivi, che hanno una certa tossicità, ma sulla loro superficie si possono aggiungere altri contaminanti presenti nell’acqua che sono attirati dal materiale plastico. In un mio precedente studio per National Geographic ho campionato microplastiche delle acque superficiali dell’Adriatico, per vedere quali contaminati fossero ad esse associati. Ed indovina un po’? In questo cocktail di molecole ho trovato anche dei pesticidi“.

Dove altro possiamo trovare questi contaminanti?

“I contaminanti chimici sono purtroppo alla nostra facile portata. Li possiamo inalare attraverso lo smog o assumere con la dieta. Tra l’altro la presenza di inquinanti nel cibo, non è esclusivamente dovuta ad un loro accumulo derivante dall’ambiente di origine, ma anche alle modalità di cottura. Quando bruciamo materia organica, la combustione produce molecole nocive definite Idrocarburi Policiclici Aromatici. Non so se ti hanno mai detto di non mangiare la carne bruciata o fare il barbecue. Il motivo è proprio la presenza di tali idrocarburi. Questo è ovviamente solo uno degli esempi che descrive la nostra esposizione a tali sostanze”.

Ci sono dei pesci più sicuri di altri che possiamo mangiare?

“Non è semplice rispondere a questa domanda, in quanto dipende molto dalle quantità e dai tempi. Ti spiego velocemente il concetto di biomagnificazione. Questo è il processo di trasferimento di contaminanti chimici lungo la rete trofica (catena alimentare). Le sostanze dannose possono accumularsi nei tessuti degli organismi marini, con un processo definito bioaccumulo. Partendo dalla base della catena alimentare e procedendo verso l’apice, tali sostanze aumentano di concentrazione a livello esponenziale. Per cui abbiamo che i grandi predatori (es. tonni di grandi dimensioni, squali, pesci spada, per citarne alcuni) accumulano grandi concentrazioni di queste sostanze. Però c’è anche da considerare il fatto che hanno valori nutrizionali molto importanti per la nostra dieta (es. ricchi di omega 3), quindi a mio avviso tutto sta nel non eccedere con le dosi, avere una dieta sempre diversificata e fare uno stile di vita sano. 

E’ vero che ingerendo i frutti di mare potremmo ingerire più plastica rispetto ad altro pescato?

“Ultimamente è anche discussa la sicurezza alimentare dal punto di vista delle microplastiche. Infatti se pensiamo al pesce, generalmente viene consumato eviscerato, quindi considerando che buona parte delle microplastiche ingerite viene eliminata con le feci, ne possiamo dedurre che il nostro rischio assumerle è molto basso (anche se alcuni studi hanno dimostrato come nanoplastiche o microplastiche piccolissime possono essere trasferite dall’intestino ad altri distretti corporei). Invece i frutti di mare vengono di solito consumati per intero, con maggiore probabilità di ingerirle. Comunque è anche vero che la concentrazione di microplastiche all’interno dell’intestino di un organismo, in un preciso momento è spesso contenuta (pochissimi frammenti per individuo). Ci tengo inoltre a precisare che le microplastiche sono state rinvenute in altre tipologie di alimenti es. miele, frutta e verdura, bevande in bottiglia, sale da cucina”. 

microplastiche nel cibo

C’è il pericolo che le microplastiche ingerite dal pescato rilascino i contaminanti ?

“Alcuni studi hanno dimostrato un accumulo di contaminanti associati alle microplastiche ingerite, nel corpo di organismi marini. Nonostante le microplastiche siano attualmente un argomento molto studiato, ci sono ancora forti dubbi e carenza di conoscenze, anche dovute al fatto molti studi sono effettuati in laboratorio, quindi non in condizioni naturali. Per cui non sappiamo con esattezza quanto questo incida sulla sicurezza alimentare ad esempio”.

Cosa possiamo fare per preservare la nostra salute?

“Premetto che non sono un medico, ma dobbiamo sapere che il nostro corpo ha sistemi per proteggerci da tali forme di inquinamento. Il problema sussiste quando l’organismo va in stress perché troppo sovraccaricato, e queste difese non ce la fanno più. Quando i medici ci dicono di avere uno stile di vita salutare, fare sport, limitare la sedentarietà, mangiare sano, detossificarci, è proprio per permetter al nostro organismo liberarci delle tossine e dallo stress, e quindi evitare di ammalarsi.”

Come scegli i tuoi acquisti di cibo e altri prodotti?

Cerco di privilegiare prodotti locali e stagionali. Leggo molto le etichette e faccio attenzione a dettagli come il luogo in cui il pesce è stato pescato, o come vengono allevati gli animali, se si fa uso di ormoni o antibiotici. Inoltre faccio caso anche agli imballaggi”.

Mare inquinato microplastica

Ti piace la tua vita da ricercatore?

Adoro questo lavoro e fare ricerca in biologia marina è semplicemente meraviglioso. Essere ricercatore non è però facile in Italia. Si lavora in condizioni di precarietà per molti molti anni. Quindi la passione è la principale forza motivante. La divulgazione è un’altra parte importante della mia vita, cerco di usare le mie conoscenze come un punto di forza per ispirare gli altri, per stimolare a fare meglio e per far capire che le piccole azioni di tutti possono davvero smuovere il pianeta”.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

La dinamicità. Fare ricerca in biologia marina significa non fermarsi mai e fare cose sempre diverse. Si lavora in mare, sopra o sotto, poi si torna in laboratorio per le analisi, poi si studiano i dati raccolti, poi si cerca un filo logico che collega i dati raccolti, poi si scrive, per pubblicare i risultati ottenuti e renderli accessibili alla comunità scientifica. Finito un progetto ne inizia uno nuovo. Quindi non ti annoi proprio mai. Infine, molti biologi marini fanno fanno anche divulgazione di massa, per fare in modo che proprio tutti capiscano l’importanza e la necessità di vivere su in pianeta in equilibrio. Mi ritengo molto fortunata per questo”.

Tu hai viaggiato tanto, c’è un posto in particolare che ricordi?

“Sinceramente ogni posto mi ha lasciato qualcosa di particolare dentro. Devo dire che ho dei ricordi stupendi della Norvegia. Ho vissuto li diversi mesi e sono rimasta affascinata dai paesaggi, dalla cultura, dal modo di percepire la natura”.

In che modo la natura influisce sul tuo benessere?

“Io adoro la natura. Non solo perché è stupenda, ma anche perché mi rigenera. Quando siamo presi dalla vita quotidiana, si perde di vista il motivo per cui esistiamo. Essere immersa nella natura, mi fa sentire parte di un sistema. I computer, gli smartphone e la nostra vita virtuale ci allontanano sempre di più da ciò che è reale e concreto. Ecco perché lavorare sul campo è per me un privilegio.”

Martina Capriotti ricercatrice italiana

Cosa significa per te scegliere di contare?

“Contare per me significa fornire il proprio piccolo contributo all’evoluzione della specie umana e al pianeta che cambia. Ogni essere vivente conta.”

Cosa significa per te scegliere di contare?

“Contare per me significa fornire il proprio piccolo contributo all’evoluzione della specie umana e al pianeta che cambia. Ogni essere vivente conta.”