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LUCA MERCALLI :  “Ci vuole coraggio per cambiare il mondo“

6 Mar, 2022 | Interviste

Luca Mercalli è nato a Torino ed è un meteorologo e climatologo, oltre ad essere un celebre divulgatore scientifico. Conosciuto dal grande pubblico grazie alla sua partecipazione al programma televisivo Che tempo che fa. Scrive settimanalmente per la sua rubrica SOS Clima sul Fatto Quotidiano.

LUCA MERCALLI sostenibilità

Ho letto che la pandemia ha avuto un effetto positivo sulla situazione ambientale, è vero?

Non direi. E’ stata soltanto una momentanea sosta delle emissioni, infatti nei primi mesi del 2021 abbiamo già annullato il miglioramento dovuto ai lockdown: i livelli di inquinamento sono superiori a quelli degli stessi mesi del 2019.” 

Cosa ne pensa del dibattito sulla coesistenza di sviluppo economico e sostenibilità ambientale?   

“L’economia non è l’unica cosa importante al mondo e lo abbiamo visto con il Covid. La salute è importante e sono state quindi prese misure drastiche per proteggerla, dovremmo ragionare allo stesso modo anche per l’ambiente. Mi spiego meglio, è’ più importante l’economia o il fatto che il mondo sarà invivibile tra qualche decennio? Se arriva un uragano e questo rade al suolo tutto, ma di che economia parliamo? L’economia dà per scontate le condizioni umane normali di vita che però non sono per nulla scontate.”

Ha detto che abbiamo dieci anni per prendere decisioni necessarie prima di arrivare a un punto di non ritorno. Sarà difficile secondo lei?

“Non è questione di difficile o meno, l’opzione è solo una, o si fa o lo si fa. Persi questi anni la condanna è certa, e la cura non servirà più. Tra dieci anni non è che finisce il mondo, ma la malattia climatica non sarebbe più curabile e questo lo dicono le Nazioni Unite, non io Luca Mercalli. Le promesse di riduzione d’inquinamento di tutti i Paesi del mondo sono insufficienti.”

Qual è la prima cosa su cui prenderebbe decisioni drastiche?

“Non c’è una cosa primaria, perché i risultati che abbiamo sono il frutto delle attività umane di otto miliardi di persone: i trasporti che utilizziamo, come ci vestiamo, cosa mangiamo, i prodotti che usiamo, l’uso o meno di energia che produce emissioni… Siamo in tanti e la popolazione non dovrebbe crescere così a dismisura. Dovremmo consumare meno”.

Perché un americano consuma tre volte quello che consuma un europeo?  

“Gli Stati Uniti sono il paese più consumista e sprecone, un americano emette quasi tre volte gas serra di quanti ne emettiamo noi o un cinese. In Cina non tutti hanno la casa con mille optional e il Suv. Gli americani mangiano quantità esagerate di carne, hanno un esercito che consuma come un’intera nazione e prendono l’aereo per qualsiasi cosa. Basta dire che un americano produce venti tonnellate di CO2 l’anno, un cinese o un europeo sette.”

consumo italiano cibo

Pensa sia possibile per noi Italiani adottare uno stile di vita più sobrio? 

“L’obiettivo della politica dovrebbe essere questo, perché da un punto di vista culturale è impossibile in tempi brevi far cambiare le abitudini, la maggior parte delle persone non si interessa al problema. La politica dovrebbe introdurre incentivi e una tassazione che favorisca questi comportamenti. Si continua a parlare e parlare senza declinare la sostanza in fatti. Economia circolare e verde sono tante belle parole che sentiamo da decenni.”

Tassare cosa per esempio? 

“Se tassassimo i biglietti aerei in base al consumo di energia, nessuno prenderebbe più l’aereo, e questo diventerebbe un mezzo come lo era quando ero bambino io, ossia un premio o un privilegio, un mezzo non ordinario. Lo si prendeva una volta l’anno oppure per necessità. Oggi lo si prende per andare a fare colazione in una città e cenare in un’altra, e il costo ambientale viene scaricato sulla collettività.”

Non per tutti sarebbe facile rinunciare a delle vacanze lontane, non pensa?

“A me piace viaggiare e volare, ma da tre anni ho deciso di non volare più, se non per gravi motivi. Penso che le vacanze si possano fare in posti raggiungibili con il treno o con la macchina (piccola e utilizzata a pieno carico). Andandoci con la famiglia in macchina riduco le emissioni in base al numero di occupanti. Non è vietato divertirsi, ma anche se non vado alle Maldive pazienza, vado sugli Appennini. Anche perché fino a vent’anni fa non si facevano abitualmente vacanze in posti lontani. Tra l’altro oggi abbiamo anche altri strumenti che ci permettono di viaggiare nel mondo attraverso Internet. Su Google Maps posso visitare Sidney stando sulla mia scrivania, impensabile fino a qualche anno fa.”

Cosa ne pensa delle aziende che si impegnano per essere sostenibili?

“Sicuramente sono un buon segnale, ma tante aziende magari producono entrambi i prodotti, quello sostenibile e quello non sostenibile non lo cancellano. Come le case automobilistiche per esempio, se produci la macchina elettrica devi eliminare il Suv dal catalogo, altrimenti non ha senso.”

Ha detto che vede spesso delle innovazioni superflue, qualche esempio? 

“Basta andare in un supermercato e vedere quante cavolate ci sono. Un esempio? Vedo alcuni giovani indossare scarpe con una luce nel tacco, un’innovazione assolutamente inutile. Ecco, quella luce è alimentata da una batteria e dopo un po’ quella scarpa sarà buttata chissà dove, e quel materiale prezioso sarà perso per sempre. Ma ci servono proprio le scarpe con la luce? Possiamo farne a meno direi.”

sostenibile viaggio

L’educazione ambientale può incidere sul nostro futuro?

“L’educazione ambientale dei programmi scolastici è troppo poca, in Italia si inizia solo ora e prima che si vedano gli effetti ci vorranno almeno una decina anni. Bisogna sicuramente investire nella didattica, ma i problemi ci sono già oggi, non possiamo affidare solo alla scuola questo compito.”

Lei che è consapevole di questo futuro così poco protetto, come fa a svegliarsi ed essere ottimista?

“Non sono più ottimista come lo ero fino a vent’anni fa, vedo troppa indifferenza e troppa arroganza. Vedo ancora gente che butta i rifiuti per terra. Oggi in Italia non è difficile fare la raccolta differenziata, eppure viviamo in un paese ormai devastato, con discariche a cielo aperto in tutte le Regioni, a parte in Trentino Alto Adige. E parliamo dell’ABC dell’ambiente. Ma se la gente non fa nemmeno queste cose, dove pensiamo di andare?”

Cosa dovrebbe fare la politica allora?

“Dovrebbe fare come con il lockdown, ossia firmare un decreto domani mattina dicendo quello che si può e non si può fare. Io ovviamente non voglio una dittatura ecologica, voglio che le cose siano scientificamente giustificate, anche perché sono insofferente alle imposizioni. Però abbiamo ormai una tale urgenza di applicare la transizione energetica che non possiamo tollerare altri ritardi. Le regole ambientali devono essere comprese dando una motivazione, e allora tutti le seguiremmo pensando sia giusto. Abbiamo bisogno di una politica che trasformi i comportamenti in modo rapido e concreto. Quelli che abbiamo sono risultati labili, dopo che una generazione aveva ottenuto qualcosa in più un’altra ricomincia a fare cose sbagliate.”

Lei vede qualche segnale positivo nella politica attuale?

“No.” 

La plastica viene demonizzata sempre di più. Che ne pensa?

“Senza plastica torneremmo ai tempi del Medioevo. In campo medico è indispensabile, immagini cosa sarebbe un ospedale senza plastica. Gli inceneritori sono indispensabili per la piccola parte non riciclabile, ma la plastica crea un danno enorme se viene abbandonata. Basterebbe mettere la cauzione come fanno in Germania o in altri Paesi, per evitare che si dia poco valore all’imballaggio. Per esempio, se compri una confezione di prosciutto in plastica e quel prosciutto vale due euro e la confezione dieci, se mi riporti la confezione ti ridò quei dieci euro. Ma per fare questo ci vuole coraggio politico, perché si va contro il mercato.”

Come mai alcuni dicono che il riscaldamento globale non esiste dato che continuiamo ad avere settimane molto fredde?

“Il tempo qui e ora non è il clima, valutato a livello globale e su lunghe durate. Nessuno attualmente ha documentato ondate di freddo che non siano già state registrate nel passato. Anche la recente ondata del Texas non è la peggiore, c’è un precedente. Al contrario con i dati del caldo non ci sono precedenti. A Forlì’ abbiamo avuto 43°C nel 2017, ossia la temperatura più calda di sempre in Pianura Padana e nel 2019 ben 42,6°C a Parigi, mai successo prima. In ogni caso parliamo di riscaldamento “globale”, non posso giudicare il clima della Terra dalla porta di casa mia, perché magari in Siberia in quel momento ci sono 10°C in più della media. Il giudizio sarebbe infantile, provinciale. Sono problemi che riguardano l’intero pianeta e la media che viene rilevata globalmente è in evidente salita.”

inquinamento America

Cosa ne pensa dei prodotti che acquistiamo al supermercato? Ha detto che comprare fragole in inverno provenienti da lontano sicuramente non ci aiuta.

“La gente nella maggior parte dei casi guarda solo il prezzo e non considera tutto il resto. Dovrebbe intervenire lo Stato mettendo una tassa al km. Più un prodotto viene da lontano e più costa. Per esempio l’acqua: più ha viaggiato e più pago, se aprivo il rubinetto era a km zero. Io guardo le etichette, se le fragole arrivano dalla Spagna o i limoni dalla Tunisia non li compro. Prediligo cibo locale e stagionale. Quello che ci manca è l’etichetta energetica con le informazioni che permetterebbero di fare delle scelte coerenti. La Francia sta pensando anche a un’etichetta di reparabilità, ossia obbliga i produttori di elettrodomestici a dire se prodotto è riparabile o meno, mi sembra interessante.”

Lei ha optato per dei cambiamenti nel suo stile di vita? 

“Io ho già fatto tutto quello che era possibile fare in questo contesto: ho la macchina elettrica, ho ristrutturato la casa con criteri di efficienza energetica, ho installato pannelli solari, ho l’orto, non uso più l’aereo e faccio vacanze a breve distanza, consumo il minimo indispensabile e cerco di riciclare quello che posso, anche se ovviamente faccio una vita di tenore occidentale, quindi comunque energeticamente più dispendiosa rispetto a paesi più poveri.”

Case sostenibili

Cosa la spinge a non arrendersi e a continuare il suo lavoro?

“Penso che la mia sia una battaglia di civiltà, anche se comincio a pensare che la possibilità di incidere sia sempre più piccola. Ma voglio che i miei nipoti sappiano che ho lottato fino all’ultimo e voglio essere consapevole di avere fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per evitare un pianeta invivibile.” 

In che modo la natura è una riserva di benessere per lei? 

“Mi distrae dalla frustrazione che ho, quando sono deluso posso rifugiarmi dentro dei luoghi dove la natura è ancora presente, ma quello che mi intristisce è vederla scomparire piano piano: ogni giorno vedo un parcheggio in più, una strada in più, una discarica in più, e allora penso: “Ma cosa resterà ai miei nipoti?”

C’è qualcosa della città che le manca, abitando in montagna?

“Quello che più apprezzo è il contatto con la natura, il silenzio, un modo di vita meno caotico, l’aria pulita. Non mi manca nulla e grazie a Internet posso restare in contatto con chi voglio. Con internet abbiamo eliminato l’isolamento culturale. E’ vero, nei piccoli centri non c’è il teatro, il cinema, la biblioteca, ma ora le barriere si sono abbassate, posso seguire uno spettacolo teatrale anche da casa mia, consultare tutti i libri del mondo con un click.”

Cosa le piace del suo lavoro? 

“Io sono come un archeologo, studio il clima del passato, cerco le tracce nei ghiacciai, nelle torbiere, negli archivi ed è la mia passione. Inoltre posso mantenere informati quelli che come lei hanno queste attenzioni, ma è difficilissimo ampliare la base delle persone sensibili all’ambiente. Basta vedere che in parlamento non abbiamo neanche un Partito Verde, e negli altri Paesi se va bene sfiorano il 20% dei voti.”

Ma prima o poi ci sarà qualche cambiamento… 

“E’ questo prima o poi che ci frega, sono quarant’anni che diciamo prima o poi. L’ambientalismo ha una storia di cinquant’anni, tanti maestri che mi hanno preceduto hanno detto e fatto quello che dico io, ma non hanno ottenuto nulla o poco.”

vita sostenibile energia

Ma prima o poi ci sarà qualche cambiamento… 

“E’ questo prima o poi che ci frega, sono quarant’anni che diciamo prima o poi. L’ambientalismo ha una storia di cinquant’anni, tanti maestri che mi hanno preceduto hanno detto e fatto quello che dico io, ma non hanno ottenuto nulla o poco.”

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