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ALESSANDRO MANZARDO:  “LCA e innovazione per il futuro“

22 Feb, 2022 | Interviste

Alessandro Manzardo, Co-Founder di Spinlife, dove si occupa di sviluppare modelli per la quantificazione degli impatti ambientali dei prodotti e delle organizzazioni secondo la metodologia LCA. Lavora inoltre nella ricerca applicata in materia di ambiente e sviluppo sostenibile presso il Centro Studi Qualità e Ambiente (@CESQAUnipd) dell’Università di Padova. 

LCA prodotti

Come descriverebbe brevemente un’analisi LCA?

“Di base è un’analisi che viene fatta al fine di conoscere i potenziali impatti ambientali di un prodotto, processo o organizzazione. L’analisi viene fatta in funzione delle necessità e obiettivi aziendali. Voglio sottolineare che è importante ammettere che, mano a mano, ci sono nuovi parametri a cui riferirsi, come l’inquinamento da microplastiche, che oggi sono all’attenzione di chi fa ricerca in ambito LCA, o come la scarsità idrica, che solamente nel 2009 ha iniziato ad essere presa in considerazione.”

Quanto tempo ci vuole per costruire un’analisi LCA? 

Ci sono progetti che durano settimane e altri mesi, dipende dall’obiettivo che ci si pone. La fase che richiede più tempo è la raccolta dei dati, più che l’analisi vera e propria..”

E l’acqua dei distributori che forniscono alcuni comuni?

“Si è sicura, ma non significa che non richieda anch’essa una manutenzione e un controllo costanti. Ad esempio i filtri vanno cambiati spesso.”

Può capitare di leggere sulle etichette dei prodotti che acquistiamo, se un’azienda ha fatto un’analisi LCA?

Non è detto. Molti studi hanno uno scopo puramente tecnico per supportare le migliori scelte dei materiali e dei processi, o l’evoluzione di nuovi prodotti. Ma i risultati possono essere anche veicolati a terze parti, come al consumatore. Ci sono comunque anche aziende che procedono con auto dichiarazioni, come per esempio dire autonomamente che i propri prodotti sono 100% riciclabili senza per forza aver fatto uno studio LCA.”

LCA prodotti sostenibili

Il claim 100% riciclabile è green washing?

Dipende. La riciclabilità è qualcosa anche va comprovata, ci deve essere qualcosa che dimostra l’affermazione, sarebbe meglio giustificarla, anche perché dipende dal comportamento di chi utilizza quel prodotto. E’ riciclabile ma non significa che andrà riciclato, questi claim vanno sostanziati.”

Qual è la percentuale di aziende italiane che hanno avviato un’analisi LCA?

“E’ molto difficile rispondere, non c’è un registro che le conteggia, ma posso dire che quest’anno abbiamo ricevuto un numero crescente di domande da parte di aziende interessate. Il mercato offre una serie di servizi, e noi, che lavoriamo nella ricerca dobbiamo cercare di essere anche educatori. Purtroppo quando nasce un nuovo mercato, come può essere quello dell’LCA, molte aziende ci si inseriscono ma non offrono un servizio adeguato e serio. Il consiglio che posso dare è di non farsi guidare dal consulente, ma di farsi accompagnare piuttosto, il che è diverso. Molto spesso quello che vedo è che il consulente vende quello che a lui interessa senza preoccuparsi del fatto che l’azienda ne abbia necessariamente bisogno. Noi riteniamo che si debba partire da un’analisi del contesto, di chi è l’azienda e in che contesto è inserita. Un’azienda che fa sostenibilità è consapevole di avviare un percorso importante e lo deve fare nel modo più rigoroso possibile.”

In generale sono le grandi aziende che decidono di fare l’analisi LCA?

“Le grandi aziende sono quelle che hanno iniziato, ci vuole del tempo perché le piccole si facciano avanti. Spesso le grandi aziende sono realtà che necessariamente devono fare questi studi per restare nel mercato.”

Qual è la difficoltà per una piccola azienda affrontare un percorso LCA?

“La difficoltà oggettiva è l’organizzazione, ossia avere i dati in ordine, perché generalmente le piccole aziende non si preoccupano di averli catalogati e a disposizione. In secondo luogo, non tutte le piccole aziende hanno i mezzi economici delle grandi aziende da poter dedicare a questo studio.”

L’LCA serve anche a ripensare i prodotti per aprirsi a nuovi paesi?

“Sì spesso, quello che da noi è considerato un prodotto sicuro, magari all’estero non lo è. Un prodotto per essere sostenibile deve essere vendibile, altrimenti resta un prodotto che ha solamente consumato “ambiente” per essere realizzato.”

Per esser sostenibili bisognerebbe vendere solamente nel paese di produzione?

“Non necessariamente, determinati prodotti realizzati con determinati standard energetici o di utilizzo idrico sono vantaggiosi anche dal punto di vista ambientale, anche se esportati o importati. Ed inoltre ci sono prodotti che non possono essere sostituiti e che si producono solo in un determinato luogo.”

Cos ‘è il Made green in Italy?

“È un percorso di etichettatura ambientale promosso dal Ministero dell’Ambiente per identificare quei prodotti che hanno performance migliorative rispetto ad altri presenti nel mercato, ma per ora non c’è alcun prodotto che lo può vantare. Di fatto vuole essere una garanzia del prodotto per quanto riguarda il profilo ambientale.”

Non pensa che ultimamente si senta troppo spesso e ovunque la parola sostenibile?

“Forse sì. Anzi mi correggo, in realtà non si sente abbastanza nel modo corretto, viene usata erroneamente. La sostenibilità è un termine complesso, racchiude in sé molte sfaccettature. Se elimino il packaging non significa che sono sostenibile, è migliorativo dal punto di vista ambientale, ma magari il prodotto si conserva male e sono costretto a gettarlo dopo poco. Oppure il prodotto non è sostenibile dal punto di vista economico, o per farlo devo far lavorare dei minorenni. Bisognerebbe spiegare su cosa si sta lavorando, non esiste un prodotto sostenibile ma esiste un percorso di miglioramento. L’aggettivo sostenibile è relativo, non è un punto di arrivo. È sbagliato usarlo come termine assoluto, un prodotto si può dichiarare sostenibile rispetto a qualcosa, rispetto a sé stesso, ad un altro prodotto…”

L’esempio più lampante di green washing che ha visto?

Dire che il proprio prodotto è a impatto zero. Questo è puro greenwashing. Il solo fatto di respirare crea un impatto ambientale. Esiste un modo per ottimizzare l’impatto come esistono i processi di compensazione per i cambiamenti climatici, ma l’impatto zero non esiste.”

C’è un elemento del LCA che è più importante degli altri? 

 “Sicuramente la risposta più corretta è “dipende”, ma ritengo che oggigiorno tutte le aziende dovrebbero seguire una politica precisa sui cambiamenti climatici.

Lei ha lavorato molto sulla water footprint, perché questo interesse per l’acqua?

“La cosa è nata per caso, conoscevo bene la carbon footprint all’epoca, in quanto argomento della mia tesi di laurea. Una mattina lessi un articolo su un quotidiano, a proposito della water footprint. L’argomento mi colpì subito, dato che non lo conoscevo, e così iniziai a studiarlo. In seguito é emersa l’opportunità di rappresentare l’Italia ai tavoli di lavoro ISO per un nuovo standard di gestione ambientale.”

Com’è possibile che data l’emergenza acqua si continui ad avere un’altissima percentuale di perdite dalle tubature? 

 “Il problema è il costo della manutenzione e gli aspetti burocratici, anche se il problema principale è l’approccio al modello che deve essere ripensato. Il problema non è solamente l’acqua ma anche l’energia che consumiamo per distribuirla. L’acqua dispersa dalle perdite viene restituita alla natura, ma l’energia no.”

Cosa ne pensa della demonizzazione della plastica?

Ritengo che demonizzare la plastica sia un errore. Senza di essa non potremmo beneficiare di tanti vantaggi e comodità di cui usufruiamo. La plastica dovrebbe continuare ad essere al centro dell’attenzione internazionale, ma credo che si stia sbagliando approccio. Il problema è l’uso che ne facciamo, se noi come consumatori avessimo un comportamento coscienzioso tutto andrebbe meglio. Ad esempio quante volte ci poniamo il problema di come conferire correttamente la plastica a fine vita?”

In che modo un’azienda sostenibile può contribuire al miglioramento della società?

“Adottando un approccio proattivo nei confronti dell’ambiente. Lavorare in questo modo porta innovazione e questa è la cosa fondamentale, a volte il prodotto costerà di più, altre meno. Starà poi al mercato e ai consumatori dare un valore alla sostenibilità ambientale, in base ai propri principi e esigenze.”

Lei guarda con ottimismo al futuro?

“Io voglio essere ottimista perché credo che l’uomo abbia le capacità per risolvere le problematiche ambientali, prime tra tutte la crisi climatica. Voglio pensare che mia figlia possa apprezzare e vivere le cose che fanno parte dei miei ricordi di bambino.”

Lei guarda con ottimismo al futuro?

“Io voglio essere ottimista perché credo che l’uomo abbia le capacità per risolvere le problematiche ambientali, prime tra tutte la crisi climatica. Voglio pensare che mia figlia possa apprezzare e vivere le cose che fanno parte dei miei ricordi di bambino.”